Due Cento settantacinque

Un po' d'imbrunire, una squama di rosso, i giardini
imbrattati dalla sera, rughe appena scartate, qualche
spina eccitata qua e là. A cosa mi serviranno altri dieci
anni, la porta obbediente all'accoglienza, le tende pulite,
i fiori freschi di cura, il beccuccio sgombero delle grondaie,
i quadri in riga sulla fronte delle pareti senza il tuo scasso?
Ladra  l'impronta con cui forzasti la mia debolezza mettendomi
fra le braccia il figlio del furto, con te ho finalmente rubato
alla gioia, violato il mio livido. Suona allarmata la paesana
tristezza accoccolata sotto il mio sterno a fare
baldoria, nessuno si era accorto di me prima che
tu mi fermassi, adesso sono loro ad
urlare mentre io mi addormento.