Due Cento settantadue

Io non sono di questa stagione, farsa
di gatti ammaestrati alla noia, di magistrali
canaglie, di fomentazioni che brulicano nella
gola degli archi. Si passano il mio nome
da giorni, si dicono: " E' lei che non sa contare,
che smercia sorrisi senza pesarne le dosi".
Ma io non sto neanche là dove i muri hanno
tasche in cui i bambini infilano farfalle e
sciupano il volo nero in un fazzoletto.  Non sono
più sotto l'oleandro e la squadra severa dei tetti.
Io ho il mio rifugio tra braccia che tremano solo
una volta e chi vuole trovarmi bussi pure a quel
fuoco che non dissipa una scintilla, che separa
la gluma da cui provengo promettendomi gialle
bevute, una marea asciutta fatta apposta per me.