Due Cento trentasei

Il tuo nome sta bene nel mio: gatto acciambellato
nell'inverno della coda, quando si lacca il pelo
della saliva già curiosa della pioggia in arrivo.
Il tuo nome dorme nel mio: è girotondo di mamma
sulla carne del figlio. Stanno concentrici: gli anni
del tronco, i brividi dello stagno quando a tuffarsi
di testa è la voglia del sasso, cucitura di arnie.
Il tuo nome si mimetizza nel mio, breve seme
appena sceso giù nel ventre, feto che nuota e
si accuccia, rimpicciolendo, l'enclave della mia pelle,
il naso di un si nella porta, la fede che arrangia all'anulare
un brano bianco, il latte nella bocca ancora implume.
Non abbiamo altra scelta che tenerci stretti e dire ai
nostri nomi di finire ciò che hanno appena iniziato:
di sfaccendare fioriture dalle aiuole di lettere
magistralmente incastrate con un talentuoso innesto.