Due Cento trentatrè
Non tutti hanno questa febbre che sale alle dita
a giorni alterni, l'albero di Natale sui polpastrelli,
dieci plettri per una stessa corda, stesa
e bianca. Solo forse amano come ci ammaliamo
di rigo in rigo, il contagio è nero, virulento, una piccola
peste per cui non c'è balocco che soddisfi o cura
che badi alla piaga umettata.Si passano di bocca
in bocca la storia di un bacillo tenuto al caldo,
venuto su probabilmente fra una virgola e la gola.
Ci sono stati degli immuni, perfino qualche sanato,
ma altri non hanno difese e si lasciano dare.
Io ricordo come incubò nella mia carne: tutto
inizio quando arrivavo appena al foglio. Ma già
mi piaceva quel letto perennemente disfatto e
mi sentivo attratta al sonno che mette i versi
sotto i cuscini, come spuntoni per non trovare pace.