Due Cento trentuno
Io so che nella mia vita manca un passante:
è difficile tenerla su senza il binario per la cintura
delle mie insicurezze. Forse fu di giovedì, o forse
di Ottobre, o di cenere e Pasqua. Certo la felicità
dovette attraversare le strisce mentre ero distratta
perchè le ho ricamato addosso il mio calpestio
e lei, monca, ha tranciato gli alimenti necessari
a dirmi sua figlia. Adesso la piango, sul ciglio
del mio bacino stagnano tre fiori in ricordo
del rancido passo. Nella mia vita manca
un anello, una mancia: una catena che difetta
di agganci ha poche speranze. Ma poi mi
ha sorriso un sorriso più raro del mio e allora ho
capito che quel che mancava mi sta ritornando,
che per contratto ho diritto ad almeno un testimone
che scagioni il mio sangue senza più gioia.