Due Cento undici
Ho trascorso la notte sulla pagina, le parentesi
sono stamberghe con un letto a buon prezzo, le parole
fanno cuscini d'ombra eccezionali quando la luna perde
inchiostro, l'alloggio è scomodo solo per chi non trova
posizione, ma io ho la pazienza di chi sa accontentarsi.
Ho diffuso circolari ed indizi, basterebbe operare tagli
diagonali e precisi per strapparmi dal cuore il tuo nome.
Cesoie o bisturi non ha importanza, l'arma migliore è
quella che sa il tuo indirizzo.Alle mie lettere faranno
un giusto processo, prima un interrogatorio di rito,
a punti chiusi, solo qualche virgola come spia.
Se punteranno la luce sulle "e", quelle canteranno
per prime, si venderanno il sereno per la libertà,
per un'altra stagione di versi. Non hanno grande educazione
al segreto, credo non sarà difficile estorcere due o tre sogni
particolari per individuarti. Ho trascoro mesi sulla pagina, la
mia galea di rami neri mi imprigionava sempre verso il tuo corpo,
non c'erano altre correnti, non una stiva dove accumulare nuove
versioni. Per questa ragione mi arrendo, e lascio che questa mappa
senza viaggi, si faccia spogliare del suo finale. Verranno a svegliarmi
con una prova decisiva, trionfanti del loro ingegno, come avessero
scoperto il sole in un giorno di sole. Io non ho mai nascosto, ho
avuto la cura del contadino che mesce la semenza senza saltare
un solo bicchiere della giusta stagione, che sa cosa seppellisce.
Solo chi non sa ancora non vede e si industria ad indovinare
dalla bugia di una torta radice la bella forma che sospetta.