Due Cento ventiquattro
Nessuno vuole un cuore come il mio, se non
per poche battute d'ingresso, per la prefazione
al discorso che pulserà sul podio dei giusti.
Lo richiedono solo per la frase d'occasione
al genetliaco, all'anniversario, per la ricorrenza
della disgrazia, in memoria del fuoco, del primo
salario, di un bacio, del letto macchiato. Nessuno
ci starà comodo per più di un millennio, dicono
dovrei limarne gli angoli, coprirne gli spigoli
con un paio di bugie perchè è facile urtare
quando il moccolo muore. Poi lo lasciano là,
vecchia lampada punita dell'età con una soffitta:
ha il cappello ormai sdrucito ed un filo di luce
che non basta a far giorno. Ogni tanto vanno
ad accarezzarlo come si accarezza il pelo
di una creatura che sta per spirare. E fingono
di pregare mentre aspettano solo che il freddo
diventi marmo per annidarsi altrove, nel cuore
più incline all'affitto.