Due Cento ventisei

Ho messo il cuore in calce, credo ,sento, lo vedrai.
Risalta dal fondo della mia gabbia da cui ha squittito
per oltre venti anni fino ad ingoiare il canto con un boato.
In altorilievo è un Marte assetato di prove, ma davanti
alla scelta, ruba i calzari al mercurio, ha la febbre dei
codardi, l'autostima di un pagliaccio, l'integrità
morale dello spaventapasseri quando i corvi,
mangiato l'inganno, fanno nere risate e ne deflorano
la virtù di guardiano. In bassorilievo il mio cuore è
un sarcofago, dentro vi dorme il sospiro di chi non
ha mai regnato, una stagione di lutti, una svernata
di tentativi mozzati, abrasioni di alfabeti balbuzienti.
Ho messo al cuore in  potenza un asterisco, così
lo vedrai impiccato ad una stella solo punte,
così ne dirai coraggio quell'impalamento asciutto.
Morirà. Morirà.Ho messo il cuore dalle tue parti,
se ari l'ara di una zolla, ti verrà fuori un cadavere
non ancora appassito. Riconoscerai le sue sembianze
da come si sono estinte, senza onori.Te l'ho messo
davanti tutti i giorni, una portata sugosa, un calamaio
di cose già intinte. A tuttotondo è la tua copia, lo stampo
della tua bocca è ognuno dei suoi ventricoli, le  venuzze
sono le tue gambe. Quando avrà smesso il suo sfarfallio
farà il tuo nome, ma non per accusa: perchè
qualcuno preghi sulla sua croce.