Due Cento ventotto

E' bello vincere un premio, tumularlo sulla mensola
che fa da indice al merito: qui giace il mio talento.
Io non ho premi, nè podio o coccarde. Alla tua
gara sono venuta male, un po' sfoata, mi hanno
rammentata ma senza cucirmi. Varata per
ultima, squalificata per prima, al taglio del nastro
io ero già piombo. D'argento la luna, una freccia,
il sinistro. Non sono da competizione, il mio
circuito fa capricci quando ti acclama, l'alloro
mi punge, sanguino una corona di sfide.
Non so indossare la pergamena, la mia
vita non ha targa. Ma ti amo e potrò
vincerti solo con un vantaggio di molte
suture che avvicini al traguardo la mia metà.
Non userò raggiri, mi spezzerò prima
dell'arrivo, dagli spalti urleranno la mia
piaga. In questa arena di mesi saremo
pari solo nel respiro: tu vincitore mentre
io mi consumo nella tua inquadratura.