Due in uno
Accuso un po’ di stanchezza. Si chiama pesantezza.
Qualcuno mi ha omesso l’altra parte.
Io mi sento il taglio che tenta la ricucita.
Ma ho recipienti, tasche, sacchetti
e vani pieni di buoni propositi.
Ora che provo ad osservarmi
muoiono le domande su di te.
Diventi un riflesso perduto del cielo.
Quelle nuvole così orgogliose e definite
Sono pronte a inaugurare
il passaggio dal silenzio alla calma.
Perché i miei fianchi sono la giusta misura
per esser donna adesso,
la bugia ben detta.
E mi ricordo le mani, le ciglia, i nei
e coloro che mi consigliavano di avere paura di te.
E ti credo ancora e non capisco il tono dell’assenza,
e non sento intermezzi tra te e me.
L’unico vincolo è la lettura.
L’unico ostaggio la mia anima.
E allora scappa lei.
Fugge via codarda.
Si rintana e piagnucola come una poveretta.
La stringa delle scarpe l’ha gestita il tempo.
Le ali son volate.
Si è nascosta la dannazione, mentre sgocciolavo sogni infranti
e adesso signori miei scusatemi ma ho bisogno di vomitare la mia rabbia,
arriva il getto dopo giorni di mutismo ingiustificato.
Dove abita la possibilità di una parola non detta.
Questa sarà la mia ricerca,
l'assordante verità.