E poi, morire

Navigai per mari
a me sconosciuti
e prosciugai gli oceani attraversati
come fossero lacrime
sul viso della mia donna
che d'amore pianse
per il mio ritorno.

Volteggiai su nuvole
così spesse,
da oscurare il cielo
e attraversai in volo
la luna e il sole
tanto da bruciarmi l'anima,
così candida e leggera
come neve che cade giù.

Camminai per valli
così verdi
da far male agli occhi
e i fioriti prati della vita
ammirai estasiato,
sentendomi davvero piccolo
innanzi a lei.

Nuotai contro correnti avverse
solo per il gusto della sfida,
e mi ritemprai all'ombra
di un ciliegio,
come solo l'umano io
sapeva fare.

E fu lì, che ti aspettai
felice d'aver vissuto
una vita di meraviglia
dove ci fu spazio
per l'amore è il gioco
senza dimenticare l'entità
di una famiglia.

Passarono giorni di stupore
e lacrime versai al fine d'ogni sera, quando accanto al fuoco
di me tutto raccontai a lui
che del seguitarmi
era destinato.

E poi, morire
fu quasi scontato
visto che la luce in me
era finita,
piccola fiaccola nella vita
distrattamente confusa
con quella fulgida aurea
che attorno a me
con caparbia costanza
perse vita.