Elementi da s(bar)co.
Stanno appoggiati al muro,
con una bottiglia di Ceres in mano,
o un bicchiere con del Negroni dentro,
o un Cuba Libre,
o un Gin Tonic
e il loro sguardo è annebbiato,
insignificante,
perso in un vuoto
che accoglie anche la loro vita.
Attendono qualcosa che non accadrà,
stando immobili,
un sorso dopo l’altro,
intrappolati come sono dai loro pensieri alcolici,
in una realtà che non è più la loro,
che non li vuole,
che li deride.
I loro tristi sorrisi sono gialli di denti marci
e i loro aliti fetidi
come le fogne da cui provengono.
Non sanno dove andare.
Stanno lì,
all’esterno di un bar,
nel loro mondo circoscritto,
nel loro mondo perfetto.
Ogni tanto fanno due passi,
per andare al bancone,
ad ordinarne un altro.
Il barista li guarda.
Forse prova vergogna per loro.
Ma il suo lavoro è quello di riempire i bicchieri.
Smette di farlo
solo quando non hanno più soldi.
E’ un duro mestiere il suo.
Ogni tanto qualcuno stramazza a terra.
E lui lo rialza
solo se si trova all’interno del suo bar.
Capita che qualche donna
venga a cercare il suo uomo.
E quando lo trova
ubriaco marcio
la senti urlare che non ne può più,
che quella è l’ultima volta,
che prima o poi se ne andrà,
prenderà suo figlio e se ne andrà.
Tutti ridono.
Si fanno un altro bicchiere.
Quello a cui la donna urla le dice: “ puttana!”.
E lei: “bastardo alcolizzato impotente”.
Ancora risatine.
Qualcuno vomita dietro a un tavolo.
L’uomo che sarebbe bastardo, alcolizzato e impotente dice: “ togliti dalle palle!”.
La donna: “ tra noi è tutto finito!”.
Poi se ne và, urlando insulti ad alta voce.
L’uomo alza il bicchiere e scola il contenuto.
Ha fatto la cosa giusta.
Ne è convinto.
Si avvicina al bancone.
“ Dammi un’altra Ceres!” ‐ mugugna al barista.
L’altro gliela stappa.
Ne butta giù una golata.
Esce e si appoggia al muro.
Un’altra golata.
Il mondo è ancora troppo lontano per esser vissuto.
Invece l’inferno è vicinissimo.
A portata di mano.
Dentro una bottiglia.
Hal