Era marzo del 1975 (Autobiografica)

E così me ne sono andato,
non sopportavo
più i rimproveri
gli sguardi torvi
alla mia diversità.
Sono stato per giorni
a vagare per strada,
senza aver alcun posto
dove andare,
nessuno che
valesse la pena di vedere
nel buio di quelle ore,
baluginanti di spento livore.
E ricordo con fervore
la mia mente tranquilla
cosparsa d'immensa calma,
con i pensieri
a oscillare di sbieco
e attraversare
gl'impicci del futuro;
là dove mi vedevo,
là dove mi aspettavo.
Ora riverberi di passato
illuminano ancora
il mio andare solitario;
sussulti di quella vita
vissuta dentro istanti opachi
in giorni intrisi
di malefiche oscurità,
a ricordare al cuore
sofferenze e inganni,
dove parole e gesti
riempivano il vivere
d'inutili estasi.
E non bastano pentimenti
e nuove asperità
a rinchiudere nell'oblio
ciò che è stato,
nè ad aprire la prigione
dove scontano la loro pena
ombre tutt'ora vive tra i ricordi.
.
Moces @ t.d.r