ERA MIA MADRE

Quel tuo quaderno nero,
esile e sottile,
bordato ai lati di rosso.
Sta lì, sul mio scaffale,
ma io sfogliar non posso
senza sentire un fremito,
leggendo le parole:
le ultime a tuo figlio
che sento amavi tanto.
Dal letto d’ospedale
un semplice fibroma
in quell’anno ‘sessanta
si rivelò fatale.
Ma tu non disperavi,
chiamavi a te la vita
del figlio tuo che amavi
per vincer la partita.
Avevo sette anni.
Tu, solo trentanove.
Lo sposo tuo, mio padre,
ci aveva già lasciati
lottando per due anni
contro quel mal sottile.

Ma quelle tre parole,
mamma mia, mamma mia cara!
Son tutto ciò che ho di te!
Perché dei miei ricordi di bambino,
quel solo istante è salvo.
Unico.
Vive nella mia memoria.
E quell’istante di tenerezza su di me
io lo rivivrò per sempre con te,
perché tu sei mia madre.
Tu sei mia madre.