Estate 1973
Io gli stavo accanto d’estate. Quei giorni indolenti, senza scuola, che scorrevano lenti, me ne stavo lì, seduto su una pila di mattoni e lo guardavo. La sua esile magrezza tra i tubi del ponteggio, pareva una sfida alla forza di gravità. Il mio sguardo lo inseguiva con il fiato sospeso e fissava le immagini, studiava la leggerezza, imparava la grazia, avvertiva la fermezza. L’intensità del suo incedere deciso era il verso di un poeta che scrive nell’aria. D’estate imparavo, ascoltavo i suoi silenzi discreti intervallati dal suono sincopato dei nostri passi lungo il sentiero che scendeva giù al fiume. Ero solo un ragazzino di otto anni e lui era mio padre.