Eterno fuggente
La chiara percezione
mi assale
di avere nelle tasche
l’eterno fuggente, numeri
di un’infinita serie peggio di ombre molli
scivolare via per le gambe.
Comprese le rincorse per l’oggetto amato
in un tramonto in cardi neri,
compresi i nomi delle minutaglie
bottoni erosi a penetrare il petto
come gli occhi di assenti dietro le stazioni.
Vorrei risillabare i pappi che allontana il vento
è quello il rarefarsi
dei miei bambini‐favola.
Saranno rastrellate ciocche di crisantemi
e io, madre d’autunno
soffoco l’ultimo lembo di appartenenza
in terra ‐e di un monolito di provenienza ignota
farò il mio dio scientifico, da pregare a pelle.