Evviva le elle
Languide le lingue lunghe
logorano lune di lana vestite,
lungo colline dal cielo limate
allungano l’ombra di una pioggia che cade.
Leggeri stupori, lontani rumori
listano l’aria di vecchi rancori,
una lorda luce s’ammucchia fra mille,
illustra la linea del volto leggero
leggiadra e lasciva lambisce la terra,
le labbra, leziosa, bacia alla sera,
dell’ombra ribelle nasconde la lingua,
volteggia luttuosa lisciata dai venti
che s’aprono al cielo come lupi ululanti.
Da un lato le stelle,dall’altro dei cani
i loro latrati si levan lontani,
tutto nel ciel racchiuso, legato,
un lembo di luce dalla sera è fuggito,
lesto il tramonto richiama il suo sole,
lo afferra sui fianchi,nel letto lo vuole;
licenzia le stelle, se le scuote da dosso
con infami lusinghe un lutto è commesso.
Smorzano la luce le lucciole silenti,
s’arrestano dei colli i canti spioventi
gli orizzonti dei lamenti partecipano al dolore
libellule leggere deplorano il cielo
dileggiano indifese,
dattorno tutto tace.