Col piatto in mano,
sono stato a questuare
il tuo stare bene,
nell’orrore del tuo stare male,
come supplica personale.
E poi...
ti ho scorto,
improvvisa rivelazione,
come
bozzolo vietato
che mai si scioglie
per rendere farfalla,
ma solo bruco
che in eterno
e mai sazio,
si alimenta,
del suo sé e del suo ero,
senza sperare mai,
rimuginando parole
e gesti,
inventando esami
continui ed insuperabili.
Cielo quanto male
e sangue
lascia,
questo piatto rotto
e vuoto nella mano.
20 settembre 2007
Altri contenuti che potrebbero piacerti
Mappe
di Riccardo Pratesi
Traccio mappe con le mani, ad occhi chiusi,
pressioni al limite dell’attrito, disegno contorni, (…)