Farò solo uno…
Solo un verso sbottato dall’anima,
probabilmente scritto
con sonore parole,
rimbombanti risate,
frasi tristi cercate,
mille “ti amo” nascosti
tra belli morfemi
che ricordino il tempo
in cui avevo illusioni,
e che reclamino la mia vita,
il mio passato e la mia anima.
Direi per caso –ricordando Neruda–
”potrei scrivere i versi più tristi questa sera…”,
con una frase inventata che nasconda
che alla poesia gli ho rubato le ossa.
E dopo andrebbe mostrandoli a tutti,
come nella mia mano,
si nascondono versi che dalla notte
alla aurora affiorano contenti.
É bello scrivere ed ispirarsi,
se vedo che il mondo
cade a pezzettini,
però, a volte è buono ricordare
che sono un uomo
–uomo per specie non per genere–
e che cado e mi alzo dall’inizio della mia vita;
una volta di pancia
–per camminare in quattro–,
un altra di ginocchia
–per camminare in due–
e quando ho dato il primo passo…
mi è rimasto la faccia...
A volte mi sento romantico,
allegro ed é quando cerco la festa,
la vita ed amici
–la Boemia mi piace. Non sopporto alla gente–
e vado per il mondo
cercando chimere, cantando canzoni
e scrivendo poemi.
Altrettante mi sento
tanto triste e tanto solo
e non capisco la ragione per andare avanti,
e nel petto rimane un dolente
battito che mi riempie
di freddo, vuoto e nostalgia.