Fiori che onn se ne può più
Fiori,
ipocrita formalità, questi fiori
sui davanzali sospettosi dei marmi
nostalgie a rendere e in
nome di dio
lavateli da quell’odore
di incenso scaduto
sui petali che non sanno che piangere
e recitano
il silenzio di un grido
che soffoca
dentro
E pensare che
non più di un’ora fa
erano un giardino di spose
da scartare
in ginocchio sui velluti
e tappeti rossi
di petali intatti
che non recidevano labbra
E solo fino a ieri
‐ credetemi ‐
li ho visti mangiarsi le foglie
di un autunno sui balconi
sorridendo gerani
come i bambini di dicembre e
mandorle sui tavoli.
Fiori,
fiori che non se ne può più
ipocrisie che pago
col peso dell’oro
nel cuore.
Fiori,
che non è vita
questa vita
fuori.