Frustoli in quattro stagioni
Su scalini di ghiaccio
tanto vicini al clou di dissolvenze
favoleggiamo di richiami.
Tu gettamene ancora, che non siano
soltanto serici di bianco aconito
ma ellissi da girarci dentro,
ciclicità del poi.
La nostra vita mai estranea
declama libagioni degli anemoni
a primavera, corone solari
in un furore tacito
di congiunzioni.
Supereremo le nuvole e il tabacco
sulle panchine estive
al torrido di frutti, rossicupi.
Poi atone foglie arriveranno
a rivangare arie oscure
con lo stormire a cullar la pelle
facendosi tempesta
dalle fughe più dolci,
a trascinare.