Poesia
Fuggì la primavera
Rinunciò la primavera,
di nuovo è il freddo il padrone,
vento gelato che penetra
dall'anima fino alle ossa.
Già i ciliegi cagliati
di fiori bianchi e lievi,
ed i mandorli,
senza ombra
rimasero sotto la neve.
Quanta vita lì battendo
nei minuti ventri.
E quanti frutti morendo
per le gelate graffianti.
A volte,
in pomeriggi freddi,
di questo mio autunno invernale
vedo in me l'allegoria
di questo vivere resistente.
Ma io non sono come il fiore
col suo cuore pieno
di vita nuova e caldo:
il mio è freddo, stanco.