Gli angeli di Gaza
Piccole stelle
esplodono con un sorriso in viso
negli occhi pien di vita dei bambini
di una piccola stretta terra,
imbrattando le strade della loro ingenuità,
attingendo dalla tavolozza colorata dei loro pensieri
un arcobaleno di sogni.
La spontaneità dei gesti dei bimbi
permette loro di guardar ancora in alto
solo per ammirar le stelle:
inesauribile fonti di speranza per gli altri,
sono sempre pronti a dimenticare il giorno prima
per progettarne un altro…
Nella verginità dei loro sentimenti
ai piccoli non è dato conoscer l’odio,
ma la sofferenza sì:
la vedono ogni giorno negli occhi familiari dei grandi,
la nutrono ogni notte del rammarico
di non avere conosciuto in tanti…
Figli di un popolo senza Stato e senza terra,
loro non sanno cos’è la guerra
e possono costruire solo muri di sabbia:
vorrebbero liberamente giocare,
fuori dai bunker dell’ultimo rifugio;
apertamente rincorrersi coi compagni d’oltre muro,
non distinguendo per nascita o religione;
semplicemente sognare ad occhi aperti,
senza rabbrividire del sangue sparso intorno!
I bambini non sanno perché i loro padri
a volte li salutano con una cinta imbottita addosso,
come per un addio;
non comprendono perché ogni giorno
la gente scenda in strada
con in braccio un piccolo fagotto di lenzuola;
non si spiegano come mai certe notti
il cielo di Gaza s’illumina a giorno ‐ come se esplodesse ‐
e la gente rifugge ‐ anziché rincorrere ‐ le stelle cadenti…
Nell’ignoranza della loro età
a volte piangono senza un perché
‐ o solo perché piangono gli altr i‐.
Molti di loro non lo scopriranno mai,
poiché non ne avranno il tempo;
molti tra loro lo capiranno appena più tardi,
quando ‐ costretti a diventar grandi bruciando le tappe ‐
avranno anch’essi imparato ad odiare…