Gli ultimi attimi di un bambino ebreo
Sono qui,
disteso sull'asfalto,tra i pietricci e la polvere.
I miei occhi fissano il cielo, precisamente un punto in particolare...il sole,
che gioca a nascondino tra le nuvole.
Il mio pigiama a righe porta i segni del dolore, un dolore che sa di sangue e lacrime,
sangue e lacrime.
Troppo sangue versato per la mia diversità,
troppe lacrime versate per guarire le ferite procurate, dalla mia diversità.
Già,la diversità...
eravamo in tanti,
tutti diversi,
ma per loro...tutti uguali.
Nessuno escluso.
Mentre i pensieri mi riportano al passato,
stringo tra le mani un pezzo di stoffa blu a fiori gialli,
l'ultimo ricordo che mi rimane di lei,
lei che mentre la strappavano dalle mie urla e dai miei pianti,
chiedeva perdono,
perdono per avermi fatto nascere ebreo.
Ormai in cielo non c'è più nessuna nuvola,
ma credo sia arrivato anche il mio momento,
le ferite delle fucilate sotto l'addome si fanno sempre più fitte,
e mi indeboliscono sempre più.
Vita,
sofferenza,
gioia,
morte,
non vanno distinte in razze,
sono uguali per tutti.
In qualsiasi altro posto del mondo in questo momento,si sta spegnendo una vita,
circondata da tante persone che piangono per lei...
io,mi ritrovo qui,disteso a terra,
e l'unico a piangere per me è il cielo.
Il sole è andato via,
portando con se la mia anima,
ma lasciando il mio corpo, che ormai era rimasto solo.