GUERRIERO
Quando il guerriero ritornò
trovò soltanto tracce sull’acciaio;
li ripose nell’urna dei ricordi
con cui ogni sera si tagliò le vene.
La zia vecchia, unica rimasta,
attendeva ancora la chiave dal marito;
a menadito contava le scopate,
quelle perdute in centosei stagioni
mentre il suo teschio inveiva al sole…
Il guerriero sciolse il suo cavallo
indifferente al tutto.
Vestito a lutto, piano si convinse,
che la moglie trovò la soluzione
per non cadere nel vuoto e dare il suo
alle sue poche stagioni ancora in fiore.
S’immerse il guerriero nudo
nell’acqua putrida dell’infelicità,
coperta di fiocchi d’immensa solitudine
e compassione di lui ebbe la morte.
Vagò per ere senza mai cambiarsi,
tra scorciatoie che non portano a nulla:
sulla neve e la rovente sabbia,
donando giorni ancor più dolorosi
a un’innocente bionda di taverna.
La lanterna del filosofo sovvenne
una sera, sul ciglio del burrone,
ove un coglione si buttò di sotto
con mezzo cappotto e la divisa intera.
Il guerriero cercò un po’ di forze
ai confini dei mari e delle terre
iniziando il conflitto, quello vero,
quello che fa la storia d’ogni uomo.
Puoi perdere ma morire in pace
o vincere te stesso e con ragione
vedere crescere a ritroso tutto:
la solitudine coi suoi fiocchi amari,
il falso colore dell’infelicità
e il dolce dell’avaro traditore…
Al chiaro di luglio un cavallo noncurante
guarda i delfini liberi nel cielo
e le rondini librarsi nei fondali.