Poesia
Ho immaginato
spiraglio all’apnea un muro madido.
prendere gli angoli, negare
il palpito dell’aria. ‐cedevolezza, lasciami ‐
voglio l’inquietudine che bussi,
il buio rivolto, che graffi calci infette.
alla chiave il tempo fermo, è poco.
se lui porta un labbro di affacci, lì
mi attacco.
quella incolta più di ogni altra
preme sull’asfalto, sparisce.
va in un orfanatrofio
priva dell’altra
che dentro le moriva
come saliva e pasto, viscere e buio.
(In "Versante ripido" n.3 luglio 2019)