Ho visto la poesia morire
Ho visto la poesia morire
nelle parole sfregiate
sanguinante l’ho trovata
in molti neologismi
all’ora dell’apericena, diabetica
l’ho guardata spegnersi
nei nomignoli extradolci degli amanti.
Ho visto la poesia schiantarsi
lungo un muro di speranze
residenti oltreconfine, disillusa
l’ho vista esalare l’ultimo respiro
tra le braccia d’Italia
mentre teneva alto il tasso
di disoccupazione nelle vene.
Giace la poesia nella mancanza di senso
nella demagogia dei manifesti elettorali
nella politica distruttiva dell’io
nell’altro che non vede altro che se stesso
in una sinistra che camaleontica
si confonde con la destra.
Nelle fughe dei cervelli all’estero
nelle lauree in lettere sprecate
tra corridoi di supermercati
imbustando la scienza del niente
negli occhiali a specchio
nella comunicazione algida
dietro uno schermo
in una birra calda
ho visto affogare la poesia.
Ho visto la poesia morire
nell’assenza di semplicità
in me
che guardavo te
che cercavi lei
che desiderava lui
che tradiva la moglie
mentre illudeva l’amante
guardando un cielo
scritto con la kappa.
Muore la poesia
ogni giorno
nel mio qui e nel tuo altrove
in un fatto o in una parola
in un’opera o in un’omissione
s’infrange nella bellezza distrutta
e in quella mancata
della lettera chiusa nel cassetto.
Muore la poesia e rinasce
ogni giorno
come gatta dalle tante vite.