Ho voglia
Ho voglia di un silenzio che parli,
di un gesto che non si compie,
ma brucia come un fuoco senza legna.
Il tuo respiro è un alfabeto segreto,
che decifro con le labbra,
mentre il tempo si scioglie
in gocce di miele e ombra.
Ho voglia di un confine che non esiste,
dove la pelle non è più confine,
ma un ponte sospeso tra due abissi.
I tuoi occhi sono specchi opachi,
che riflettono ciò che non osiamo dire,
eppure il tuo nome lo scrivo
sul vetro appannato del desiderio.
Ho voglia di un linguaggio muto,
fatto di sguardi che si intrecciano
come radici nel buio.
Le tue mani sono mappe
di territori sconosciuti,
e io mi perdo in ogni linea,
in ogni curva che promette
un altrove senza nome.
Ho voglia di un istante infinito,
dove il mondo si ferma
e solo il nostro respiro
scrive poesie sul nulla.
Il tuo corpo è un enigma
che non voglio risolvere,
perché ogni risposta
è un’altra domanda.
Ho voglia di te,
di ciò che non si dice,
di ciò che non si tocca,
ma esiste,
come un rumore lontano
che chiama nel buio.