I sogni nella differenziata

La casa incendiata in fondo al bosco
era affollata di puttane e usurai
c’è chi dice “è stato un tipo losco”
chi che si erano cacciati nei guai.
L’uomo in divisa non è stato sincero,
le indagini sembra stiano a zero,
la nebbia è senza argini e i marinai
astemi sono tornati a casa. Il chiosco
di hot dog è vuoto, ma i macellai
del paese suonano tutti lo stesso disco.

Non c’è più acqua calda alle fontane
e Chiara a casa non è più tornata
era stata vista con delle gitane
nel giorno che incontrarono la fata
al ballo della scuola: la tresca
col fidanzato della spagnola fresca
di promozione fu rimandata a data
da stabilirsi dalla giuria di piantagrane
alla festa in attesa della dea bendata:
previsione base, solo due settimane.

C’è da resistere cent’anni in questo stato
senza cedere al fascino dell’utopia
Platone in carne e ossa è disoccupato
e sbarca il lunario vendendo filosofia
in offerta speciale. E il quadrato
dei sogni che vengono dal passato
sono nella differenziata, sembra follia
quel papa che fa lo scapestrato
e quel monarca che insegna l’anarchia
ai sudditi col passaporto in allegato.


Mi guardi per l’ultima volta dalla cruna
dell’ago, vedi la città che si consola
nella notte d’oro al chiaro della laguna,
i balli tra la sabbia e l’urlo da sola
dopo l’amore sulla spiaggia del demanio,
poi il conio di una lega al titanio
e il saluto, l’arrivederci alla moviola
con uno spicchio di bacio portafortuna.
Con la tua coscienza al plagio di fola
e lo specchio che riflette l’altra luna.