I viaggi (i viaggi straordinari & strani della mente, ovvero: visioni notturne di primavera)
Era una dolce notte di maggio,
e nel mentre che la luna
vegliava sui solitari sentieri
colorati di rugiada
e tingeva d'argento le nuvole sincere
sospinte dal lieve sospiro del vento,
il postiglione non temeva affatto
di rompere quel fragile, e magico,
e silenzioso notturno incanto
lanciando i cavalli suoi a sfrenato galoppo
e facendo con forza risuonare il suo corno color diamante:
quella magica e pazza corsa senza eguali
la godevo [io] seduto dentro la diligenza,
mentre campi solitari di grano profumato,
villaggi addormentati e boschi
di grandi e minacciose querce
veloci mi scorrevano innanzi agli occhi svegli.
Ma, all'appressarsi d'un bianco cimitero,
illuminato dal riverbero femmineo della luna,
sulla collina del disonore
il postiglione d'improvviso bloccò i cavalli
‐ due grossi sauri alsaziani ‐
e nel corno suonò una sonata,
quella favorita dal suo vecchio compagno
‐ Johnny Flanagan di Aintree ‐
che ora giaceva sepolto lassù:
solo quando a quelle allegre note
del suo corno
dal cimitero una eco lontana
rispose,
la diligenza riprese la sua corsa,
mentre nell'orecchio [mio] destro
rimbombavano ancora le note dell'eco,
quasi una spettrale risposta
del morto postiglione.
Il viaggio della diligenza
alla una si fermò
in una stazione di posta e di cambio:
i cavalli eran quasi scoppiati,
il postiglione quasi ubriaco
ed io quasi ebbro; tutti
eravamo così
quasi...di qualcosa.
(liberamente tratta dalla poesia "Il postiglione", di Lenau: pseudonimo di Nicolaus Franz Niembach von Strehlenau).