Il canto delle civette
Nella notte di misteri e silenzi,
le civette sussurrano segreti antichi,
tra ombre danzanti e stelle complice,
si stagliano contro il cielo, sapienti.
Chi sono le civette, domanda ardente,
creature dell'ombra, custodi del sapere,
tra fili di luna, nel buio, percorrono il sentiero,
dove la verità si cela tra le fronde furenti.
Che cosa vogliono, queste creature alate?
Forse il mistero stesso, la vita nascosta,
nei loro occhi profondi la saggezza posata,
in cerca del segreto che nessuno ha svelato.
Dove sono, chiedi tu, nel labirinto notturno,
tra boschi e radure, nell'aria satura di incanto,
scivolano senza rumore, nel silenzio, muto pianto,
tra i sogni degli uomini, nell'abisso più profondo.
Quando e come agiscono, misteriose civette?
All'ora del crepuscolo, nel cuore della notte,
tra l'oscuro e l'ignoto, tra il sogno e la sorte,
con ali di sapienza, scrutano le vie segrete.
Che cosa consigliano, creature alate e sagge?
Forse di ascoltare il cuore, di cercare la luce,
di abbracciare il mistero, senza temere l'oblio,
di volare oltre confini, di aprire le porte.
Positivi? Negativi? Forse entrambi e nessuno,
nell'equilibrio sottile tra luce e oscurità,
le civette tessono il destino con maestria,
invitando alla riflessione, alla ricerca, al dubbio.
Così nel canto delle civette, saggio e profondo,
risuona l'eco del sapere antico e nuovo,
tra le pieghe del tempo, nell'infinito gioco,
dove il conoscere è un viaggio, un destino giocondo.