Il cerchio di fuoco
C'era la voce di Peter Gabriel,
la luce bianca di un occhio di bue,
su un palcoscenico tirato a lucido,
e le tende divaricate di un sipario di velluto.
Nuda, in ginocchio, ti osservo.
Nella tua mano destra una lunga frusta nera
che fai schioccare ritmicamente.
Hai impartito il tuo ordine: salta!
Davanti a me la scelta:
obbedire oppure no.
Davanti a me il cerchio di fuoco da attraversare
oppure la tua frusta.
Ti guardo un istante negli occhi,
come la fiera il suo domatore,
occhi che incitano e promettono la ricompensa,
e spicco il salto.
Non attraverso il cerchio di fuoco,
non ci arriverò mai:
ai miei piedi si è aperta una voragine
e precipito velocemente sempre più in basso,
sempre più al buio.
Il collare stringe la gola,
volo a testa in giù
verso la pece nera.
Lo schianto tarda ad arrivare,
lo aspetto continuando a volare in picchiata,
avvolta dal tuo sguardo.
So che a breve arriverà,
poi sarà solo silenzio.
Nell'ultimo terrorizzato respiro grido il tuo nome,
dove sei Signore?
Una corrente di aria calda mi trascina ancora più giù
e sento bruciare forte la mia schiena.
Poi un colpo secco.
Ho attraversato il cerchio di fuoco
atterrando perfettamente,
poggiando con eleganza mani e piedi,
e tu mi osservi compiaciuto.
Ti avvicini,
la tua mano libera accarezza i miei capelli neri sudati
alzo il mio sguardo e mi sorridi,
mentre la tua bocca si posa sulla mia
dissetandola a lungo di piacere.