Il vento e le parole
tra foglie di un giardino
bianco e profumato,
gelso e rosmarino,
parlano intonando
flauti uniti in coro
piano e sottomesso,
suono colmo, celestino
antico evocatore,
davanti a occhi chiusi
i miei, sognanti riposa,
la bocca aperta
su poltrona fresca
di saggina e piuma,
un contadino d’ebbre
speranze e ardore,
nel sospiro ventoso
di un cortile interno,
dove il mondo non esiste,
dove luce e fresco
non sono nomi ma persone
sul mio petto accoccolate.
11 gennaio 2010
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