Il Dolore del Vento

In quest'antica viuzza sento la tua voce forte ed insistente
riempire le mie orecchie.
Cosa vuoi dirmi Vento?
Spesso ho ascoltato, nelle valli a me care, il tuo lamento.
Ora capisco... Ora conosco...
Svariate volte ho percepito le tue carezze
e le profumate lacrime piovute dalle trasformiste nuvole.
Perché piangi Vento?
Ora so... Ora comprendo...
Credo che mai nessuno tra coloro che della penna fecero buon uso,
abbia mai parlato di questo tuo tormento.
Il tuo è il dramma della lancetta dei secondi,
delle onde che eternamente nascono
ed eternamente muoiono,
il cruccio dell'eremita,
la sventura dell'eternità.
La tua incessante corsa mai ti lascerà nella condizione di vivere.
Io, Vento, sono un essere umano senziente.
La vita mi ha donato tutto il potenziale dell'universo
e nonostante questo,
nonostante io possa
vivere, conoscere, apprendere e fare ogni cosa,
spesso mi sento come te.
Potrei fermarmi, ma non voglio farlo.
Voglio essere come te!
Vorrei anch'io sussurrare il mio dolore alle orecchie dei passanti,
ma pochi si fermerebbero ad ascoltare ciò che avrei loro da dire.
Questa, amico caro, è il nostro supplizio.
La tenebra dell'ignorare logora il cuore di chi, come noi,
vorrebbe trascorrere la propri esistenza come
un immortale dipinto rinascimentale che prende vita
quando lo si osserva attentamente,
quando lo si sente,
quando vi si tenta di stabilire un legame che possa andare oltre l'apparenza.
Vento, noi due sappiamo,
come coloro che fanno parte
di questo scarno e idealista popolo di poeti estinti,
che tutti guardano ma pochi vedono,
che tutti sentono ma pochi ascoltano,
che tutti assaggiano ma pochi assaporano.
Chi come noi brama ciò che sta oltre l'imago
è anch'esso affetto dalla nostra stessa malattia,
da colei che tutti conoscono col nome di solitudine.
Non il semplice non essere in presenza d'altri.
La solitudine non come scelta, ma come nostra stessa essenza!
Vedi, caro amico,
per quanto tu possa lamentarti
nessuna sprecherà tempo ad ascoltarti
in questo mondo che ha fretta di bruciar tappe.
E il tuo eterno fluire è così inevitabile
che per i più appare scontato!
Entrambi conosciamo la sentenza alla quale sei sottoposto!
Mai potrai vivere, conoscere, apprendere,
o adempire alla missione più nobile che è quella di amare...
Con me lamentati quanto vuoi,
perché ora comprendo, ora conosco, ora so, ora sento...
E fiero sono quando mi avvolgi nei tuoi vortici
e riesco a comprendere il dolore di chi, mio affine,
mai potrà provare l'emozione donata dal silente abbraccio
di chi ama e ti riama.

Ale... Grazie infinite...