Il fango e la musica
La vita è illuminante, ti abbaglia,
un susseguirsi di albe e tramonti,
eclissi e lune piene,
ti sradica nel profondo,
porta molto lontano questo fusto
che comincia a diventare un tronco,
brucia tutte le gemme
che potevano diventare frutti:
se dolci non è dato saperlo,
belli fuori certamente.
Ma dentro un piccolo insetto strisciante
succhiava tutto quello che c’era
di gustoso.
Il tempo ruba la vita
che ci insegue
chiedendo il conto
perché tutto ha un prezzo.
Sprofondiamo nel fango
ma quanto più cadiamo dall’alto
tanto più veniamo salvati da mani
che ci portano ancora più in alto.
Questo meccanismo terreno
legato alla fortuna e alla speranza
è l’unica cosa divina che vedo e in cui credo.
Avevo perso il filo
e ho trovato una corda,
intrecciata da tante bellissime fibre robuste,
a cui aggrapparmi.
E sono stata salvata.
Quando ormai non respiravo più
e non riuscivo più a sentire
la musica della terra.
E piano piano è ricominciato il concerto.
Queste note hanno ricucito le ferite
e le cicatrici non fanno male
anestetizzate dalla melodia.