Il mago col flauto

 
Il volo di uno stormo d’uccelli, il mago
col flauto lo segue con gli occhi, è sul lago
che le ombre son fitte e le luci
sembrano croci, tanto son truci.
Stenderà il suo verdetto, le carte
i tarocchi, ogni segno è di parte
e ogni parte è meno dell’intero
che se esiste, se è vero, è nero
come la pece. Lei c’è stata
poi è svanita in una bolla dorata
firmata dallo stilista del cuore:
la rosa nera, è questo il fiore
amato, quando è sera. Il mago è bollito
in sugo di noci, è il dito
che punta la luna e si sbaglia
col disco del sole, è chi raglia
al canto del gallo, chi si scaglia
a voce contro gli dei, brutta gentaglia.

Giove e Giunone dallo psichiatra,
poi dall’avvocato, la faretra
di Diana è vuota, la caccia
è stata abolita, è carta straccia
la canzone di Ulisse l’astuto,
Ilio resiste e Omero, il cieco, è muto.
Il teatro di corte è crollato
un terremoto o un frullato
di sostanze proibite, è deciso
che sarà l’antidoping a dirlo, il viso
dei presenti sembra disteso,
tutti innocenti è chiaro e sottinteso
sino a prova contraria. L’assemblea
plenaria è stata un fiasco, la dea
dagli ormoni da maschio è stata
colta in flagranza di reato,
il mago col flauto sarà incatenato,
è stato stabilito alla cena con l’aragosta,
e lei cambierà sesso a stretto giro di posta.