Il Mare

Distesa immensa d’azzurr’acque
che l’uman’occhio non discerne fine
chè al ciel che sovrasta non trova confine
mai duoma d’uomo,ch’anzi sempre soggiacque
a tua possanza, mano divin ti mena
ch’innalza l’onde e infrange sulla rena,
con fragor le riporta nel tuo seno
e, come se grembo fosse troppo pieno

le confonde, le avvolge, le sparpaglia,
le compatta, le invola come vento paglia,
con vigor le rigetta sulla spiaggia
e tutt’intorno è nugolo di pioggia.
Di superficie pianeggiante e liscia
come prat’erboso dove capra pasce
ricca nel fondo di mollusco e pesce
custode, pure, di crostaceo e bisce.

Abitatori, nel ventre, mostri marini
culli come in seno mamma bambini.
Li trasporti dall’uno all’altro lido
pari rondine verme al proprio nido.
Prodiga nel dare  gioia e contento
rallegri umanità piccola e grande;
l’onde sen vanno al ritmo del vento
ponendo a spiaggia altalenanti fronde

divelte d’intemperia alle madri piante.
Al pari delle gioie che son tante
di dispiaceri l’umanitade inondi
e quelle ch’eran pria carezzevol’onde
brute divengono in un sol’istante,
nè suppliche odon, mai, nè lamenti,
nè grida le scuotono e nemmeno pianti,
seminano lutti senz’alcun compianto.

Nessuno su di esse ebbe mai vanto.
Mare! del Globo in ogni terra vivi,
i fiumi tutti raccogli e in grembo
porti e sempre stesse emozion rivivi
sia che balena carezzi o pesce rombo.
Mare possente! Che le fort’onde,sulla
spiaggia, schiumeggianti abbatti;
mai cosa al mondo, niuno e nulla

osato pensare han mai che ti combatti.
Spengi perfino gl’incendiari razzi
che repentinamente annienti e abissi.
Mai tema avesti d’uomini e di mezzi
contro ogni cosa e ognuno segni successi.
Or burrascoso sei ed ora quieto,
ora nervoso appari ed or disteso
e i pesci pasci senz’alcun divieto,

natanti porti di gran mole e peso.
L’orca gestisci dal vorace istinto
com’anco l’alice a cattiveria non usa.
Alla Sirena dal divino canto
tua porta,da sempre, lasci schiusa.
Bellezza tant’è in te, mare divino!
Somiglia il tuo splendore a bel giardino.
N. Maruca