Il matrimonio
Vago come un aquilone, passi cadenzati i miei per la dolce salita di un viottolo di collina. È quasi sera, al mio fianco zio Alfonso ed io: “Domani mi sposo”. Clamoroso non è l’annuncio ma il temporale in arrivo. Si può rimediar con sposa bagnata e tante altre dicerie, ma le questioni son mie. Son io che ho bisogno del tiepido sole che schiarisca la mia anima, del calore che mi calma, m’apre il cuore in due e lo fa riflettere. Zio Alfonso ritorce un sorriso e la sua pacca sulla spalla è un segno. Al mattino pioveva a catinelle, il sole non c’era ma la sposa era bella e sincera. Cupo non io ma il cielo. L’accompagno all’altare, alzo lo sguardo: zio Alfonso batte l’occhio e ancora quel sorriso. E poi col suo fare da prete: “Ragazzi miei vi porto in paradiso”.