Poesia
Il mio adversario, in cui veder solete
Il mio adversario, in cui veder solete
gli occhi vostri ch'amore e 'l ciel onora,
colle non sue bellezze v'innamora,
più che 'n guisa mortal soavi e liete.
Per consiglio di lui, donna, m'avete
scacciato del mio dolce albergo fòra:
misero essilio! avegna ch'i' non fôra
d'abitar degno ove voi sola siete.
Ma s'io v'era con saldi chiovi fisso,
non dovea specchio farvi per mio danno,
a voi stessa piacendo, aspra e superba.
Certo, sé vi rimembra di Narcisso,
questo e quel corso ad un termine vanno;
ben che di sì bel fior sia indegna l'erba.