Le note di un vecchio film in bianco e nero
riempiono i polmoni del loro spettatore solitario.
Il meriggio prosegue uggioso.
E’ tempo di comporre.
Il pianista pazzo riprende quell’euritmia
la fa sua
chino sull’avorio
crea partoriente.
In un evento quasi involontario
sinuose corrono le dita
che lo portano a sfiorare i seni
di un cuore lontano.
Assorto con gli occhi socchiusi
ne sente il profumo
fino a che l’ultima grave
chiude l’armonioso stato confusionale.
tornando alla malinconica tangibilità.
“Fuori piove!”
17 ottobre 2006
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