il ragazzo sulle colline
a Cesare Pavese
Mormorava a brani fra i colli il vento mi manca di quel tempo il respiro, calmo, delle cose. Mite ti sento austro ebbro di antiche memorie quando ti perdi tra le cascine e i fienili roventi della vampa d’agosto. Vaghi sapori lontani di brace accesa e di mosto, lisciano le nostre menti disilluse e orfane di quel tempo di là dai ricordi pervaso di calma stupita. Ma noi di un secolo breve naufraghi ignari soltanto questo possiamo dirti: mai la storia scaltra e spietata che gioca a scacchi sull’orlo della vita e che non rende quanto promette potrà spazzare l’odore fradicio dell’erba gravida di pioggia marcia e il mantello di buio che si adagia sulle colline vive di voci tremanti. E mai smarrirà lo sguardo di un eterno poeta dall’animo fragile e dal verso limpido come la brezza di settembre che addolcisce le colline remote infuse di ignoto stupore.