Il sipario
Cala il sipario tra note stonate.
Nell'ombra si cela con ghiotte risate,
un pubblico attento a grandi stronzate.
Scalzo e muto rimane l'attore,
residui di strofe gli restan in testa per ore.
Un forte respiro, sussurrando parole,
sveglia la mente che lotta col cuore.
"Son Io il tuo Signore",
spunta una voce da un vaso.
"Son quello perduto,deriso e cacciato.
Non cerchi la danza, la fiaba e la passione?
Torna da me e non proferir parole".
L'attore si porta sul naso le dita,
per coprir la vergogna di stoltezza infinita.
L'applauso più lungo l'aveva arricchito,
di cibo elegante, cortese, ma in fondo ammuffito.
Quel che regnava nel suo piatto odierno,
era un sorriso da poverello.
L'arte che di oro l'aveva vestito,
l'ha poi con burla e invida del pubblico presto imbruttito.
"Perchè, Signore mio, più in alto noi siamo prima di te poi ci scordiamo?
Dovremmo star li vicino a te, mio Creatore, goder della nostra gloria protetti dal tuo calore.
Invece gli occhi perdon dimensione, scordan i valor, si afferran ad inutili gesta senza spessore.
E quando cadiamo, siam tristi, sterili e piangiamo, cercando la tua forza in qualcosa di invano!".
Disse l'ometto grassetto, col naso adesso nel vaso,
respirando vita e di vita invasato.
"Risposta, cara creatura, non ti è certo dovuta: tu già la conosci, ma l'hai solo perduta"
Rispose il Signore svanendo nel vaso, lasciandoci dentro quell'umido naso.
L'attore dunque non proferì parola,
riaprì quel sipario e immobilizzò la folla con urla agitate dall'arrossata gola:
"Dove è che andate tra risa e schiamazzi,
vi credete giudici di fessi e di pazzi.
Son qua io che creo arte e conduco emozione.
Portate rispetto nella compiacenza e nella delusione.
Provate almeno un secondo ad entrare in un cuore,
troverete mondi nuovi, di grande splendore.
Seduto sul trono, nel palazzo orlato da un unico fiore, presiede l'Altissima fonte d'amore.
Le mie gambe spezzate da una caduta brutale, da lui lavate e curate lo possono mostrare.
Ridete di meno di disgrazie ed errori, senza luce e dolcezza non crescono i fiori.