Il veliero della solidarietà
Solo, su una piccola barca in mezzo al mare,
osservi la riva poco distante
e ti metti a pensare.
Pensi che la vita con i suoi colpi di scena
dispensi ora raggi dorati,
ora ombre cupe
da cui non ti separi se non a gran fatica.
Ma tu confidi nel fatto che
altri uomini vivono il tuo destino
e che in loro troverai sempre un sostegno,
che il mare sia in tempesta
o che sia fermo.
Ricorda, però: la solidarietà
non è un dato scontato
ma un valore aggiunto.
Un comune sentire, un comune soffrire,
e solo in pochi lo ricevono in dono.
È il sentimento che fa del cuore
cera stillante
alla schiusa delle uova di una Caretta
sulla spiaggia di Lampedusa,
e che ti gela il respiro quando lo stesso lido
da culla si tramuta in bara
per l'ultimo viaggio
di chi, a bordo di una carretta,
sognava l'approdo su terra
e si è involato
in cielo.
Sul veliero chiamato solidarietà
sono in pochi a salire.
Eppure il posto c'è, quello non manca.
Come non manca il vento.
La bocca di Eolo soffia una forza
che trascinerebbe il mezzo all'altro capo del globo.
È la volontà la grande assente,
soffocata da implacabili moti di egoismo.
Basterebbe poco per veleggiare
di mare in mare
e portar conforto a quanti
come te,
ma ad altre latitudini,
sostando su una barca
poco distante dalla riva
si mettono a pensare
ai "fratelli"e a quello che li unisce,
non che li separa:
il comune destino di navigatore.
In cerca di un faro,
in cerca di una mano.