In Piazza
E’ tardi, è molto tardi,
troppa gente per la strada,
troppe auto in carreggiata,
ed io in fila, qui, ai lati della piazza …
con gli occhi fissi nel nulla,
solo tra una moltitudine di genti,
a perdere il mio tempo …
il mio prezioso tempo.
Una costante scia di colore rosso irraggia il mio volto,
ed io, silente e malinconico, con la mente già penso al domani.
Nessuna frase, nessuna voce, nessuna mano da stringere,
nient’altro che luci e vetro, lamiere e calore, asfalto e smog,
è questa la nostra vita,
è questa la nostra società.
Ma quali relazioni,
quali “pubbliche relazioni”,
quando il solo modo per comunicare è il clacson,
unica vera lingua universale,
unico strumento comune a tutti i popoli.
Un clacson per dire ciao,
un clacson per dire grazie,
un clacson per dire vai,
un clacson per dire tutto.
Ma quale linguaggio e quale grammatica,
ma quale semantica,
quando è il clacson la sola voce …
ed è proprio in esso che si identifica la voce della piazza.
Con nota a volte lunga e a volte corta,
con una nota, con solo una nota …
e la piazza, come per magia, si volta e ti risponde.
Non più persone, non più voci,
ma solo il costante scampanellìo dei clacson.
E’ questa, Amati miei, la piazza …
è proprio questa la piazza …
la piazza del XXI secolo,
la piazza …
... come luogo d’incontro delle nostre auto!