In ricordo di un addio
Ti ricordo ancora la, sopra quella carrozza
di quel treno rapitore che ti portava via
verso un tramonto cosi perverso,
in fondo lo sapevo che non saresti più stata mia.
Mi ricordo un grande caldo in quel mese di giugno,
coi fiocchi dei pioppi che danzavano leggeri,
una città così grande per noi,
in cui passare ore ad indagare i miei pensieri.
Mi ricordo biciclette appoggiate ad un muro,
sulle spiagge e gli ombrelloni ed i giochi leggiadri,
un'estate che è passata così in fretta,
fatta di sbronze in notti losche e di giorni ladri.
E poi un ritorno qui, senza speranza quasi,
in questa pianura nera, di fantasmi e nebbia,
notti senza sogni e giorni a sognare
quelle notti belle di sesso o amore, carezze e labbra.
Mi ricordo poi
la lenta discesa che feci
nel guardare i tuoi occhi così lontani,
nel pensare ad un domani
senza te.
E mai e poi mai
avrei io deciso ciò,
ma lenta stava rotolando già, però,
quell'estate che ti portò,
via da me.
Mi ricordo fredde sere a parlare e non capire,
pianti e lacrime nascosti da un orgoglio
troppo finto, falso per servire,
e ti dissi che io mai, lasciarti sai, no, non voglio.
Mi ricordo una sera, quella sera, era settembre
riguardando e riguardando quelle lettere d'amore,
riguardandole provai solo dolore,
spinsi a caso su quei tasti un "Addio amore!"
Ti ricordo ancora la, sopra quella carrozza,
appoggiata al vetro senza dire una parola,
senza piangere, né niente,
mentre sempre più piccola ti facevi tra la gente.
Mi ricordo quella notte che mi feci un bagno caldo,
per sentire ancora un po' il tuo odore,
per immaginarti li fra il vapore,
accarezzando l'aria che sapeva di muschio e more.
E mi ricordo poi
quando spensi quell'addio,
versai gli occhi su un cuscino e girato,
sette ore di filato
piansi io.
Ma mai e poi mai,
rinnegherò l'addio:
il mio vino tutto sta ora cancellando,
mentre piove io canto,
pago io!