In solita solitudine

Non fingere di non udire il bussare di una supplica
che giace nei pressi della mia ombra in cammino,
fammi entrare e vattene!

Prendi il tuo ingombro, gli armadi, i tappeti
e il lenzuolo che suda di lividi e insulti
e poi vattene!

Ma non prima d'aver esiliato ogni muro
sotto carta di sabbia
in cui scaverò la mia rabbia

Ingoia lo screzio, trapassa lo strazio
la fine non teme d'esser temuta
non merita affatto d'esser taciuta,
tu sei straniero io sconosciuta
insieme in caduta distanza non muta

Prendi con te i ricordi codardi
qua diverrebbero troppo bastardi,
fammi entrare e vattene!

Basta doveri pareri misteri
voglio solere alitare le ore in solita solitudine
e voglio scrivere, scrivere sempre
di tutto e niente
magari di un dubbio latente

Voglio essere! Essere mare di versi perversi
in circumnavigare eccentrico
il mio equatore ellittico
in questa casa senza più te

Sí da non doverti più spiegare
che voglio essere e fare
sempre e soltanto ciò che mi pare.