In viaggio verso Itaca
In viaggio verso Itaca (A Kostantinos Kavafis)
Sei fuggito, Kostantinos, nell’immensità della notte
inghiottito dalle sue tentazioni
o forse naufrago tra i flutti
in perenne viaggio verso Itaca. A cercare
sfidando nelle nebbie dei porti
le insidie di un tempo immemore
forse in qualche pensione ti scoverei
assorto nei tuoi versi limpidi
come le acque che bagnano Alessandria
o perduto in un audace amplesso
senza pregiudizi né rimpianti.
Del resto per questo mi piaci
per aver sfidato sciocche convenzioni
e aver donato poesia agli uomini
con la modestia di un cittadino del mondo.
Non avranno i Lestrigoni o i Ciclopi
potuto interrompereil tuo antico
percorso, non c’è modo di farlo
sei tu stesso ad avercelo insegnato
se segui la rotta verso Itaca.
Da qualche parte in Atene
magari nell’elegante quartiere della Plaka
avrai trovato rifugio
al riparo da un’epoca nevrotica
che sopravvive con ansia soffocata
aspettando i barbari, senza sapere
che essi non verranno, perché
dentro noi stessi alberga il nemico
come in qualunque civiltà
e non dai barbari potranno giungere
assoluzione o dannazione.
In effetti per questo si è poeti
perché i versi ci rispecchiano
e ci guardano dentro, senza scampo
e quando si scrive
si è soli con se stessi
come dinnanzi alla morte
o come quando si nasce.
Nel vortice di queste parole
intento a rovistare tra gli scaffali
segugio nel labirinto dei secoli
all’improvviso ti ho scorto
sbucato da un angolo, inclinato
in disparte, con aristocratica fierezza.
E lì, ospite discreto dei tuoi versi
è proseguito il solenne viaggio
verso l’eterna Itaca.