Ingratitudine

Serpente velenoso che striscia nel cuore,
gelo che spezza i doni più sinceri.
Ombra che offusca la luce della bontà,
ferita che sanguina nell'anima.

Ingratitudine, nome che brucia come fuoco,
sapore amaro di un gesto tradito.
Mancanza di memoria, di valore, di rispetto,
un pugno sferrato contro chi ha offerto la mano.

Come il mare cancella la traccia sulla sabbia,
l'ingrato cancella il ricordo del bene.
Ignora i sacrifici, le lacrime versate,
l'amore profuso, la fiducia donata.

È un peso che schiaccia lo spirito,
un macigno che affonda nel petto.
Fa dubitare della bontà umana,
della purezza delle intenzioni.

Ma l'ingratitudine non deve vincere,
non deve spegnere la luce della compassione.
Perché la generosità è un seme che germoglia,
anche nella terra arida e ingrata.

E un giorno, forse, anche l'ingrato capirà,
il valore di un gesto gentile, di un cuore sincero.
E si pentirà, si vergognerà,
chiederà perdono con lacrime vere.

Ma fino a quel giorno, la vita continua,
il sole sorge e tramonta, il mondo gira.
E noi continuiamo a donare, ad amare, a sperare,
perché la bontà è il nostro faro, la nostra forza.

L'ingratitudine è solo un ostacolo sul cammino,
un brutto sogno che si dissolve al mattino.
Non ci fermerà, non ci vincerà,
perché siamo più forti, siamo più grandi.