Io e il mare,due corpi...una voce
Guardocon il cuore fremente e la mente alienata questo mare ancora debole di maestrale facendolo diventare ai miei occhiil luogo della mia solitudine sbandierata ai quattro ventiSono quí nell'assenza di me stesso con l'anima cullata dallo sciabordío delle onde che si gonfiano pian pianosotto la spinta dei miei silenzi e mi sento come la pecora nera di quest'Umanitá nata nelle vie della liberazione adornate da fiori appassiti nell'interioritá di chi non si adatta all'inerzia E vivo come colui che sin da piccolo ha dovuto rivoluzionare i suoi criteri andando contro il cammino naturale nel mondod'ogni tradizione obsoletae per questo criticato giudicato e abbandonato La "pecora più nera"quella che ha gridato semprela sua ribellionenel non poter raccontare al viverei desideri repressii sogni irrealizzati e le frustrazioniOra che la mia etá comincia a vestirsi d'argentoho raggiunto l'intensa certezza che non potró mai dubitare della raritá di viver tutti i momenti in cui mi vedró felice nel mio essere il sogno realizzato di chi non ha vocenel mio poter gridare: PRESENTE.Cesare Moceo poeta destrierodoc @Tutti i diritti riservati