Itaca
Languore del mio stomaco ansioso
nella terra dei Proci:
sapore di ortica e di rose;
di morte. Tramonto d’estate.
Assale le membra un fremito
e sono subito di fuoco;
così le mie vene.
Penetro il tuo orizzonte sgomento,
occaso di incanti perduti.
Magma di pensieri
tenta di uscire dalle vanità
di ieri: isolato dagli uomini
cerco solo un po’ di pace
per un parto silenzioso:
illimite chiama il verso
all’ascolto del suo vagito.
Tracimano improvvise le parole
riemerse da lungo sonno,
ansima il loro palpito
ripescato da antico oblio.
Al tuo lume mi affido, Musa
silenziosa, per dar loro giusta
direzione: alberghi nei fianchi
sinuosi di ragazza, negli occhi
di un bambino che cerca invano
tra la polvere; sei ancora
nell’alito segreto di antiche sere.
Adesso anche il poeta
ha ritrovato la sua Itaca.